venerdì 30 settembre 2016

Ricchezza cospicua ed inalienabile di Galatina

"De arcanis catholicae veritatis", cinquecentina del 1516
Galatina dispone di una cospicua ricchezza che è rappresentata dal patrimonio librario della Biblioteca Comunale “Pietro Siciliani” ed in particolare dai libri rari e di pregio, che in essa sono conservati.   

La costituzione della “Siciliani”, iniziata alla fine del XIX secolo, è avvenuta soprattutto con l’acquisizione  dei  fondi librari che erano appartenuti ai Conventi “S. Caterina” dei Frati Minori Riformati e “Spirito Santo” dei Frati Minori Cappuccini nonché delle librerie di Pietro Siciliani (1832 -1885), professore di filosofia teoretica ed incaricato di pedagogia nell’Università di Bologna, e dell’artista Pietro Cavoti.

I libri delle due suddette Case religiose vennero concessi a Galatina dal Prefetto di Lecce il 13 maggio 1867. Il sindaco pro tempore, Giuseppe Galluccio, quando entrò effettivamente in possesso degli stessi, dichiarò di aver ricevuto n. 2.271 volumi dei Cappuccini e n. 1.774 dei Minori Riformati, aggiungendo con disinvoltura che fra essi non vi erano libri rari. Ma le cose stavano ben diversamente!

Infatti il direttore onorario della “Siciliani”, prof. Pantaleo Duma, docente di latino e greco, dopo attento esame dell’intera raccolta libraria,  pubblicò nel 1931 il primo catalogo di incunabuli alle pp. 67-83 dell’ Annuario del R. Liceo-Ginnasio di Galatina per gli anni 1929-30 e 1930-31, facendo  fra l’altro presente  quanto segue:
«Sono incunabuli i più antichi libri a stampa, cioè le edizioni fatte nel periodo di tempo che va dall’ invenzione della stampa (intorno al 1475) all’anno 1.500: opere pregevolissime sia perché rare – e la loro rarità aumenta col passar degli anni – sia perché indispensabili per la storia dell’arte tipografica. Di questi incunabuli nella Biblioteca Comunale di Galatina esistono centoundici esemplari, provenienti tutti dalle biblioteche dei conventi di S. Caterina e dello Spirito Samto, editi dai più rinomati e antichi tipografi italiani e stranieri.
Il numero è considerevole se si pensa che la Biblioteca di Foggia ne possiede solo tre, quella di Barletta uno, Ancona quindici, Cosenza quaranta, Siracusa dieci; e costituisce un vero tesoro bibliografico che, conosciuto, sarà certamente invidiato anche da Biblioteche di città molto importanti […]».

Nel 1962 il prof. Salvatore Ferrol (1917-1998), docente di lettere e preside di Scuola Media, pubblicò un nuovo catalogo, intitolato “Incunaboli Galatinesi” (Ed. Tipografia Vergine – Galatina, pp. V + 81), nel quale sono elencati 133 volumi, cioè 22 in più rispetto a quanti ne aveva individuati Pantaleo Duma. Nell’elenco c’è anche l’unico  incunabolo che non proviene da uno dei sopraccitati Conventi, infatti apparteneva a Pietro Cavoti e riguarda due libri di Francesco Petrarca.

Il Ferrol nell’introduzione alla sua opera fece presente che i Latini con la parola “incunabulun” indicavano le fasce che servivano per avvolgere i neonati. Quindi l’olandese Cornelius Van Beughen quando, per la prima volta nel 1688 adoperò tale termine  per designare i primi libri, volle certamente considerarli come i primi vagiti del volume a stampa. 

Nel 1979 è stato pubblicato a cura del prof. Donato Valli da ‘La Nuova Italia’ di Firenze il “Catalogo della Biblioteca ‘Siciliani’ di Galatina”, nel quale sono elencati e descritti 141 incunabuli e 1334 cinquecentine, cioè libri stampati nel XVI secolo.

Successivamente la prof.ssa Pia Italia Vergine ha pubblicato “BIBLIOGRAPHIA ANTIQUA LUPIENSIS/Incunabuli delle Biblioteche pubbliche e private di Lecce e provincia” – prefazione di Donato Valli, ed. Congedo, Galatina, 2001, pp. LIV + 308. Nell’introduzione e nel testo di quest’opera è detto che a Lecce e provincia esistono in tutto 279 incunabuli, di cui 240 nelle 11 biblioteche pubbliche, e precisamente 140 (centoquaranta) nella Biblioteca  “P. Siciliani” di Galatina e complessivamente 100 nelle altre 10.

Quindi, mentre Valli nel 1979 ha elencato e descritto 141 incunabuli della “Siciliani”, la prof.ssa Vergine nel 2001 ne ha trovati 140, ovvero uno in meno. Ciò è dovuto al fatto che nel 1991 venne rubato il prezioso incunabulo “Cristoforo Colombo, Epistula de insulis nuper inventis, 4 cc” (cioè la lettera di 8 facciate scritta da C. Colombo per informare la regina di Spagna sulle isole da lui scoperte nel 1492), stampato da Stefan Plank nel 1493. Infatti questo ed altri otto incunaboli di piccolo spessore, collegati da un filo di cotone, costituivano un unico fascicolo, perciò ad un malintenzionato era stato facile sottrarlo tagliando il filo. Quando il furto venne scoperto fu regolarmente denunciato, ma il responsabile non venne mai individuato.

Tuttavia sette anni dopo, e precisamente il 9 maggio 1997, il  giornale “Quotidiano di Lecce”  informò che il suddetto incunabulo era stato “battuto” in un’asta di Londra e ovviamente aggiudicato ad un prezzo adeguato.
Questo episodio, anche se dovuto ad un riprovevole furto, conferma che il valore di ogni incunabulo è inestimabile.

Notevole è anche il valore di ogni cinquecentina, come testimonia la preziosa opera  del grande umanista galatinese, il francescano Pietro Colonna detto il Galatino, “De arcanis catholicae veritatis”, edita nel 1516, della quale esiste nella “Siciliani” una copia proveniente da “S. Caterina”.
Il prof. Donato Valli nella sua sopraccitata opera ha elencato, come già detto, 1334 cinquecentine, precisando altresì che:
  • 426 provengono dal Convento “S. Caterina” dei Frati Minori Riformati;
  • 827 appartenevano al Convento “Spirito Santo” dei Cappuccini;
  • 66 provengono dalla Biblioteca del prof. Pietro Siciliani, che del XIX secolo;15 appartenevano alla biblioteca di Pietro Cavoti, risaliente al 1800.
 Da queste ulteriori notizie fornite dal Valli si desume che pregio e rarità sono caratteristiche anche delle cinquecentine, le quali al pari degli incunabuli devono dunque essere protette e conservate con cura.

Nonostante Galatina disponga della suddetta cospicua ma inalienabile ricchezza, è purtroppo attualmente  gravata da debiti per circa 8.000.000 (otto milioni) di euro. A tal proposito la Corte dei Conti nel novembre 2015 ha bacchettato le Amministrazioni comunali che si sono susseguite dal 2009 al 2015, le quali avrebbero utilizzato tutti i sotterfugi possibili per accaparrarsi  la liquidità che il sistema non riusciva più a produrre per inerzia, lentezza e incapacità. Perciò il commissario prefettizio per la gestione provvisoria del Comune, dott. Guido Aprea, e il sub commissario dott. Antonio Vincenzo Calignano, nominati dopo le dimissioni del sindaco Cosimo Montagna, sono particolarmente impegnati ad evitarne il default finanziario.

Pietro Congedo