domenica 13 luglio 2014

Il polittico veneziano conservato nel museo di Lecce attribuito alla bottega di Alvise Vivarini



Mi sono occupato nel 2008, anche se non direttamente, del polittico veneziano attribuito alla bottega di Alvise Vivarini (Venezia 1445 –  ivi 1505), quando ho scritto per ‘il Titano’ del 26 giugno l’articolo intitolato “Dal Sacro Monte di Pietà al Monte dei Pegni Congedo”, e qualche perplessità mi è sorta leggendo ora a p.12 de ‘il Titano’ del 26 giugno 2014 l’articolo di Angela Beccarisi, intitolato “Il polittico di Santa Caterina d’Alessandria”.
Nel corso di ricerche effettuate appunto nel 2008 ho rinvenuto nell’Archivio dell’Ospedale di Galatina (A.O.G.) un manoscritto del ‘600, intitolato “Inventario dei beni stabili, che possiede il Sacro ed Ecclesiastico Monte di Pietà…”, il quale, oltre a notizie che consentirebbero di anticipare al 1562 la data di fondazione del ‘Monte’ (da sempre fissata al 1569), contiene (in allegato) anche copia del testamento fatto il 24 dicembre 1579 dal galatinese Orazio Vernaleone di Domizio, che si ritirò nell’Abbazia di Camaldoli, prendendo l’abito religioso di quella Comunità col nome di ‘fra Mauro’. Questi donò al Monte di Pietà di Galatina:
  • la propria casa, sita al primo piano dello stabile che era “nella strada pubblica della Piazza” (attualmente corso Vittorio Emanuele – angolo vico del Monte), la quale divenne subito sede dello stesso ‘Monte’;
  • quattro botteghe ed un magazzino al pianoterra dello stesso stabile;
  • tre uliveti che complessivamente avevano n. 714 alberi d’ulivo.
Però innanzitutto egli dispose che nel ‘cortile’ di quella che era stata la sua abitazione si costruisse una “Cappella…, che, onoratamente finita in tutte quante le cose che si richiedono al culto,…fosse dedicata al glorioso nome di Gesù e della sua SS. Madre Maria… .”
Tale diposizione fu poi pienamente rispettata.
A detta ‘Cappella ’ (che ancora esiste, sebbene murata) si accedeva attraverso l’attuale “corte del Monte”, retrostante quello che è oggi il palazzo Gaballo di corso Vittorio Emanuele nn. 19, 21 e 23. La stessa fu in seguito dedicata alla Madonna di Costantinopoli e adornata anche col Polittico della bottega di Alvise Vivarini, verosimilmente proveniente dall’ex casa di Orazio Vernaleone di Domizio, diventato fra Mauro. 
Dopo oltre due secoli e mezzo il Monte di Pietà funzionava con difficoltà e ricorreva all’alienazione di antiche proprietà. Perciò nel 1833 il Ministero degli Affari Interni del Governo Borbonico, su proposta del Consiglio Generale degli Ospizi della Provincia di Terra d’Otranto, autorizzò la Commissione di Beneficenza di Terra d’Otranto ad assegnare all’Orfanotrofio ‘Madonna della Purità’ di Galatina “…i superi delle rendite del Monte di Pietà…, con l’obbligo di adempiere ai carichi essenziali dello Stabilimento”.
Fu in questa fase che detto Polittico fu dato in custodia ai Frati Minori Francescani di Chiesa e Convento S. Caterina d’Alessandria in Galatina, affinché non rimanesse incustodito nella Cappella che per secoli era stata la sua sede.
Tuttavia dopo appena 33 anni, per effetto delle norme eversive emanate dal Governo sabaudo, di cui al R.D. 7 luglio 1866, furono soppressi tutti i Conventi, perciò i Frati Minori il successivo 31 dicembre  dovettero abbandonare quella che per secoli era stata la loro casa.
In seguito per decisione della Cassa Ecclesiastica sia la Chiesa che il Convento S. Caterina furono devoluti al Comune di Galatina, il quale, mentre confermò l’apertura al culto della prima, sistemò nel secondo la caserma dei Carabinieri e il carcere giudiziario.
Quindi il nostro Polittico ancora una volta rimaneva incustodito, sia pure in una grande chiesa.  Non deve dunque stupire se il Sindaco pro-tempore, Giuseppe Galluccio, non essendoci ancora un museo in Galatina,  responsabilmente decise di donare l’opera al Museo Provinciale, sorto a Lecce per iniziativa di Sigismondo Castromediano.
Da quanto sopra esposto risulta evidente che è impossibile attribuire la proprietà del più volte citato Polittico del XV secolo alla Chiesa di S. Caterina, nella quale  lo stesso è stato per poco più di tre decenni e soltanto per sopravvenute necessità di conservazione.
E’ inopportuno dunque qualunque rimpianto, perché un’opera d’arte tanto preziosa non sarebbe stata al sicuro neppure in una chiesa costantemente aperta al culto, mentre lo è certamente nel Museo di Lecce.
Comunque le soprariportate considerazioni sono state fatte al solo scopo di rendere noto il documentato succedersi degli ambienti in cui nei secoli è stato “ospitato” il Polittico in questione. Tuttavia le stesse, mio malgrado, potrebbero aver reso inopportune alcune affermazioni del sopraccitato articolo, come le seguenti:
  •  “…Sicuramente il polittico dovette introdurre elementi pittorici nuovi nell’ambito della decorazione della chiesa di S. Caterina d’Alessandria di Galatina. …”;
  • “… Il polittico dovette costituire un elemento di novità e di grande impatto visivo allorché giunse nella chiesa di Galatina. Sarebbe interessante ed utile riproporre dal vivo questo confronto”. 
Pertanto ben venga ogni confronto tra esperti, che ritengo utilissimo, per l’approfondimento della conoscenza dei nostri tesori d’arte.
Pietro Congedo