lunedì 7 luglio 2014

Galatina è ancora città?


In un articolo apparso nella prima pagina de ‘il galatino’, n. 1/17.01.2014, fra l’altro si legge testualmente: “…La Galatina della fine degli anni Sessanta,…, era un paese agricolo che voleva diventare città, ed anche città egemone su un circondario piuttosto depresso; oggi è una cittadina che ha mantenuto la sua vocazione agricola, ha anche un’industria, un florido commercio, un terziario avanzato; e tuttavia Galatina è diventata periferia di altri centri, rimorchio di altri locomotori, supporto di altri interessi. … .”

I galatinesi che sono nati fra le due guerre mondiali e sono poi vissuti sia nel mitico ventennio ’50–’60 del secolo scorso sia nei decenni successivi, possono condividere  soltanto l’ultima delle sopra riportate affermazioni, cioè: “… Galatina è diventata periferia di altri centri…”.

Infatti la Galatina celebrata  dal Galateo nel ‘500 era un paese dal bel profilo urbanistico divenuto  grande emporio ortofrutticolo, in quanto situato in una valle amenissima nel centro (in umbilico) della penisola salentina. Tale centro in data 24 agosto 1792 ottenne il titolo di CITTA’ dal Re  di Napoli Ferdinando IV di  Borbone, al quale erano stati presentati (come per legge) tre esemplari del libro di Baldassare Papadia ‘MEMORIE  STORICHE  DELLA  CITTA’  DI  GALATINA  NELLA  JAPIGIA’.

I nostri antenati si sono mostrati veramente all’altezza di tanto riconoscimento, poiché lo sviluppo sia agricolo che industriale  di Galatina nel secolo XIX e nella prima metà del  XX è cresciuto in maniera esponenziale, specialmente a partire dagli ultimi decenni dell’800, quando per il  commercio fu possibile avvalersi della strada ferrata, inaugurata nel 1881 e gestita direttamente dalle Ferrovie dello Stato anche nella tratta Lecce – Zollino - Gallipoli.

Fu allora che alla miriade di palmenti per la lavorazione delle uve, sparsi per l’abitato, si  aggiunsero i grandi stabilimenti vinicoli costruiti nei pressi della Stazione ferroviaria di Galatina, tra cui quello imponente della S. A. Fratelli Folonari (all’epoca il più grande d’Europa), costruito su suolo donato dal Comune e poi acquistato dalla S.A. Distillerie Italiane [in seguito S.I.S.(Società Italiana Spiriti)], presso il quale, oltre a numerosi operai, lavoravano stabilmente anche diplomati e laureati.

Da detta Stazione partivano dunque, tra le due guerre e nell’immediato 2° dopoguerra, per varie destinazioni vagoni cisterna pieni di vino o di alcool e, in primavera, i carri ferroviari diretti in Germania carichi di patate sieglinde (dette appunto di Galatina), prodotte in grande quantità dagli agricoltori di Galatina e dintorni.

Della intensa attività ferroviaria di quei tempi una muta ma validissima testimonianza è offerta dai numerosi binari della stessa Stazione dei quali ormai da decenni è purtroppo utilizzato soltanto il primo, perché utile al modestissimo trasporto passeggeri effettuato dalle Ferrovie del Sud-Est.

Intorno al 1950 numerosi viticoltori, riuniti in cooperativa, costituirono la Cantina Sociale di Galatina in viale Ionio, a ridosso della ferrovia, che nel 1969 “lavorò” oltre 50.000 quintali di uve.

Intanto dopo la prima guerra mondiale anche a Noha, frazione di Galatina, per iniziativa di una  delle famiglie Galluccio era sorta un’industria, detta S.A.L.P.A. (Società Anonima per la Lavorazione di Prodotti Agricoli), che lavorava sia le uve che  altri prodotti dell’agricoltura: per esempio, con la lavorazione dalle mele cotogne vi si produceva ottima cotognata.

Proprio la S.A.L.P.A. in un certo periodo ha prodotto il “brandy Galluccio”.

Non bisogna dimenticare che le suddette industrie alimentari erano sorte accanto ad altre un tempo fiorenti, come quella della concia delle pelli, per la quale già nel 1855 esistevano 25 botteghe con un totale di 182 conciatori. Pellettieri famosi sono stati gli Antonaci, i Lisi, i Marrocco, i Sabella, i Siciliani e i Vallone. Intorno alla metà del secolo scorso lo stabilimento  dei Fratelli Marrocco con le sue  10 vasche,  modernamente attrezzate, era uno dei più importanti della Puglia. Più longevo di tutti è stato lo stabilimento Sabella di via Bianchini, la cui attività è cessata solo da qualche decennio.

Che dire poi dell’industria galatinese dei tabacchi Xanta Yakà, Perustitza ed Erzegovina, la quale  in n.16 concessioni speciali (dette comunemente “fabbriche”), nel solo  1938, arrivò a “lavorare” 50.000 quintali di prodotto con l’impiego soprattutto di donne, dette appunto tabacchine, per un totale di 350.000 giornate lavorative ?

L’elenco delle produzioni agricole e industriali galatinesi  potrebbe continuare anche se qualche autore ha affermato solennemente che il 1956 con l’entrata in funzione dello stabilimento della “Fedelcementi” è iniziata per Galatina l’era dell’industria moderna. In effetti, però, soprattutto a partire dalla seconda metà del ‘900, mentre si sviluppava il cementificio e sorgeva qualche nuova  industria si sono ridotte o addirittura sono cessate alcune produzioni sia agricole che industriali,      come per esempio:

-          la patata sieglinde per l’esportazione è attualmente prodotta non più a Galatina e dintorni, ma nei Comuni di Alliste e Racale, i cui amministratori si sono molto impegnati al fine di  ottenere per la stessa la denominazione di origine protetta (D.O.P.) col nome “patata sieglinde di Galatina”;

-          la produzione di uve a Galatina si è talmente ridotta che da molto tempo sono stati definitivamente chiusi gli stabilimenti vinicoli insieme alla distilleria della S.I.S., alla S.A.L.P.A. e alla Cantina Sociale Cooperativa, mentre i due moderni stabilimenti “Valle dell’Asso” e  “Santi Dimitri” vinificano solo le uve prodotte nei poderi degli stessi proprietari;

-          è cessata del tutto e definitivamente  sia la produzione che la lavorazione industriale dei tabacchi.

Tenendo presente la situazione sopra esposta, si deve concludere che rispetto al passato il bilancio economico di Galatina è  nettamente negativo sul piano produttivo e ancor di più su quello occupazionale.

Anche peggiore è la  situazione  per quanto riguarda l’assenza o l’improprio utilizzo, se non  addirittura la mancata prestazione di vari servizi, infatti:

-          ormai da molti decenni a Galatina sono stati soppressi l’Ufficio del Registro e quello delle Imposte dirette, “antenati” dell’Agenzia delle Entrate, ma, non avendo quest’ultima un’ufficio in Città, i galatinesi devono recarsi a Lecce o a Maglie per il disbrigo delle proprie pratiche fiscali;

-          fino a poco tempo fa c’era in Città sia il Tribunale che l’Ufficio del Giudice di Pace, ma il primo è stato soppresso per effetto del D.Lgs. 155/2012, mentre il secondo non si è potuto più avere, perché Galatina e gli altri Comuni cointeressati non hanno inteso accollarsi i relativi costi, ivi compresi quelli di supporto all’attività giurisdizionale, ai sensi del D.Lgs.156/2012; quindi i galatinesi devono recarsi a Lecce per ogni problema di carattere giudiziario, grande o piccolo che sia ;

-          il Quartiere Fieristico, mentre nell’ultimo biennio non è stato disponibile per la sua vera ragion d’essere, cioè l’annuale Fiera Campionaria, è stato, invece, utilizzato in maniera impropria, perversa e disgustosa dal 25 al 27 aprile 2014 per  “Erotica Salento, la tre-giorni dedicata all’adult entertainment che ha avuto come oggetto tutto quanto concerne lo show, l’intrattenimento e l’esposizione di merci e/o servizi connessi al glamour e al sexy”; l’evento è stato “…organizzato e promosso dall’Agenzia la Notte di  Daniele Ramires in perfetta sintonia con i vertici della Fiera del Salento …”, ma, mentre non è stato rilevato nessun cenno di protesta o di disappunto da parte del Comune, il Centro Salento Ambiente ha riscosso (giacché pecunia non olet!) migliaia di euro pagate per parcheggio-auto dai tanti aspiranti pornoattori nonché dalle numerosissime coppie di scambisti, che giorno e notte hanno affollato la zona per tre giornate;

-          attualmente a Galatina il commercio non sarebbe poi tanto florido, dal momento che il  supermercato Lidl ha recentemente cessato la propria attività, mentre sui commercianti galatinesi pende sempre come ‘spada di Damocle’, la possibile apertura del Mega Parco Commerciale Pantacom nei pressi di Collemeto.

Al sopraindicato articolo del 17.01.2014 ha fatto seguito uno di Tommaso Moscara (v. ‘il galatino’, n.2/ 31.01.2014), nel quale fra l’altro si legge: “… Galatina, come l’Italia, è ormai un paese da ricostruire. ….Per questo riteniamo che le pagine di questo quindicinale potrebbero servire per un  cambiamento culturale della nostra città. Pensiamo che da subito sia necessario l’impegno di tutti, partendo da validi spunti, per aprire utili discussioni propedeutiche alla ricostruzione della nostra città, del nostro futuro.”

Sono queste di Moscara opinioni pienamente condivisibili e nel 1° semestre dell’anno in corso hanno sollecitato molti ad esprimere la propria ‘idea di città’.

Molto bello a tal proposito è l’intervento del prof . Luigi Scorrano, il quale conclude affermando: “… Nella città costruita da uno di noi (o da ognuno) i cittadini dovrebbero avere…‘il senso che la città è una casa, una grande casa’ (v. Malaparte – N.d.A.) di tutti. Così dovremmo pensare quando pensiamo alla città, quella che tutti, ogni giorno, con la propria fatica, il proprio impegno, la propria partecipazione operosa costruiscono e dove tutti hanno una funzione, un impegno cui assolvere, una forma di collaborazione da mettere a disposizione di tutti. … . Una città pacifica ed operosa in cui tutti i cittadini concorrono ad erigere l’edificio delle virtù civiche, delle scelte condivise, della morale vissuta non come arcigno dettame di norme ma con la leggerezza distintiva che ci avvicina a tutto quello che amiamo. … .”(v. ‘il galatino’, n. 4/28.02.2014).

Il filosofo prof. Giovanni Invitto conclude la sua  interessante ‘idea di città’ sperando di “… vedere realizzato uno dei miti del filosofo Platone: la città ideale in cui ognuno aveva un ruolo e si sceglieva il governante sulla base della saggezza e della preparazione e non delle sue promesse…”. (v. ‘il galatino’, n. 5/14 marzo 2014).

Il grecista prof. Pietro Giannini ha espresso la sua ‘idea di città’ riproponendo il ritratto della città di Atene, che Pericle tracciò nel discorso che tenne in occasione dei funerali pubblici  per i caduti del primo anno della guerra del Peloponneso. Tuttavia precisa che tale ritratto, sebbene sia di una città reale, non si può escludere che abbia i caratteri di una proiezione ideale (v. ‘il galatino’, n.11/ 13 giugno 2014).  

Antonio Prete fa riferimento alla polis greca ed anche alla civitas romana e cristiana, le quali, però, avevano i loro recinti, le loro esclusioni, le loro emarginazioni. Invece, poiché oggi la vera città è il mondo, bisogna trovare intorno alla città “un equilibrio il più possibile armonioso tra storia e nuove presenze, tra stili propri e abitabilità, tra memoria e accoglienza, tra identità e differenza” (v. ‘il galatino’, n. 8/25 aprile 2014).       

Il letterato-scrittore Antonio Errico che nel suo singolare intervento fra l’altro afferma: “…mi viene da pensare che il Salento sia tutto una città, una sola città, perché le storie s’intrecciano, si rispecchiano, perché una sola è l’identità, una sola la storia da cui proveniamo, uno l’orizzonte verso cui stiamo andando. Allora ci penso ma un’idea di città non mi viene. Un sentimento sì. ….  Il sentimento d’essere a casa mia da Lecce in giù (v. ‘il galatino’, n. 6/28 marzo 2014).

Il giornalista – scrittore Lino De Matteis in un ben articolato “progetto per Galatina”, mentre evidenzia fra l’altro la centralità del luogo come residenza ideale per le vacanze e il suo essere ‘città d’arte’ con possibilità di divenire ‘città della cultura’ tout court, propone anche di rendere Galatina riconoscibile in un programma di marketing territoriale con l’ottenimento della D.O.P. per il pasticciotto, unito ad una rievocazione teatrale del “tarantismo” (v. ‘il galatino’, n. 7/2014).

Quest’ultima proposta era stata fatta con toni diversi da Carmine De Paolis (v. ‘il galatino’, n. 3/ 2014.

Infine affascinante è la “idea di città” presentata dal prof. Ferdinando Boero, nella quale fra l’altro si legge: “…Attorno alla mia città ideale ci deve essere tanta natura. … . Ma ci deve anche essere una agricoltura e una pesca che forniscano cibi e bevande di altissima qualità. Voglio mangiare e bere quel che si produce localmente. E voglio poter godere della natura circostante senza dover fare viaggi estenuanti. … . Voglio una citta dove i vecchi si possano muovere facilmente, magari su quei veicoli che sembrano una sedia col  motore. … . Abbiamo ereditato città bellissime dai nostri antenati… . Oggi stiamo rovinando questa realtà unica al mondo perché quella cultura si è persa. Ci aggiriamo in tesori che ci danno fastidio. .” (v. ‘il galatino’, n. 9/2014).

Sul piano pratico le sopra accennate ‘idee di città’, spesso pregevoli, non potrebbero purtroppo aiutare Galatina, “diventata periferia di altri centri, rimorchio di altri locomotori, supporto di altri interessi”, a riacquistare l’antico ruolo di città, in quanto non sarebbero in grado di avviare  quella “ricostruzione” invocata da Tommaso Moscara.

Pertanto sarebbe quanto mai opportuno sentire le opinioni di sociologi, di psicologi e soprattutto di economisti.

Pietro Congedo