lunedì 24 dicembre 2012

La grande sete di Galatina nel 1927



   L’Ufficiale Sanitario Comunale, dott. Sante De Paolis, con lettera del 15 giugno1927 richiamò l’attenzione del Podestà di Galatina, Domenico Galluccio, sulla grave mancanza di acqua potabile, esistente in Città, Infatti all’inesistenza di acqua corrente di sempre si era aggiunta un’eccezionale siccità, per effetto della quale le cisterne erano vuote e si andavano prosciugando i numerosi pozzi alimentati dalla  falda freatica superficiale, dei quali alcuni erano stati già chiusi per sospetto inquinamento, in seguito al manifestarsi di qualche caso di tifo addominale.
   Il dott. De Paolis propose di far arrivare alla stazione ferroviaria vagoni-cisterna pieni di acqua da distribuire alla popolazione, ma non di quella dell’Acquedotto Guardati di Lecce (alimentato dall’omonimo pozzo), la quale nell’annata siccitosa del 1923 era risultata sgradita al popolo per l’eccessiva durezza. Per questo, “anche con sacrifici finanziari”, conveniva richiedere acqua del Sele, prelevata da una  stazione ferroviaria, in cui la stessa già arrivava.
   Prontamente, nella stessa giornata del 15 giugno, il Podestà chiese al Prefetto di Lecce l’invio giornaliero di un serbatoio di acqua del Sele, esente della spesa di trasporto per ferrovia.                  
   Prima della fine di giugno, avendo il Prefetto già accolto detta richiesta con la collaborazione del Capo Compartimentale delle Ferrovie dello Stato, l’acqua del Sele (inviata giornalmente dalla S.A. Acquedotto Leccese), veniva distribuita gratuitamente e a domicilio, sotto la vigilanza dell’Ufficio Sanitario e dei Vigili Urbani. Ma il comandante di questi, Massimino Carlucci, comunicò al Podestà che un serbatoio di acqua al giorno era insufficiente, perciò era opportuno chiederne  l’invio giornaliero di due serbatoi,“uno col primo treno del mattino e l’altro col treno delle ore 19.00”. Lo stesso Carlucci fece presente al Podestà che in Città il servizio di distribuzione era ben organizzato con tre “carratizze” (sic), e i serbatoi venivano subito svuotati e potevano in giornata essere rimandati a Lecce, mentre a Collemeto erano inviate due “carratizze”.
   Il 2 luglio 1927 il Podestà chiese telegraficamente al Prefetto due vagoni di acqua al giorno.
   La Prefettura, con nota del 7 luglio1927, accolse la richiesta.
   Successivamente pervenne al Municipio un dispaccio di servizio delle Ferrovie dello Stato, datato 21 luglio, con l’ingiunzione a “restituire i serbatoi vuoti con i treni stabiliti”. Pertanto il Podestà, considerato che non era possibile restituire vuoti al mattino i serbatoi arrivati la sera precedente, poichè l’acqua non poteva essere distribuita di notte, il 24 luglio chiese telegraficamente al prefetto il ripristino dell’invio giornaliero di un solo serbatoio di acqua.
    Ma dopo appena quattro giorni, poiche il comandante dei VV. UU. fece nuovamente presente che l’acqua di un solo serbatoio era insufficiente a soddisfare le insistenti richieste per usi domestici, per la panificazione, per l’abbeveraggio del bestiame ecc., lo stesso 1° cittadino fu costretto a richiedere nuovamente l’invio giornaliero di due serbatoi.
   La mancanza di acqua era seriamente avvertita anche da alcune attività artigianali o industriali. In particolare la Conceria dei F.lli Vincenzo e Luigi Marrocco correva il rischio di dover sospendere ogni attività, licenziando il personale. Perciò la Confederazione Nazionale dei Sindacati Fascisti si attivò perché alla stessa fosse inviata acqua per ordine del  Prefetto. E questi, sentito il Podestà, ne concesse due vagoni-cisterna.                        
   La Prefettura, con note del 28 luglio e del 4 agosto, tornò a sollecitare il Municipio di Galatina ad evitare ritardi nella restituzione dei serbatoi vuoti. La stessa, con nota dell’11 agosto, oltre a deplorare ancora una volta la mancanza di puntualità nella resa dei vagoni-cisterna, fece addirittura presente che la spedizione di acqua potabile era temporaneamente sospesa e sarebbe stata  ripresa a seguito di nuova richiesta del Podestà; inoltre informò che il costo dell’acqua doveva essere corrisposto dal Comune alla S.A. Acquedotto Leccese, mentre l’Amministrazione Ferroviaria avrebbe provveduto ad addebbitare le spese di trasporto al Ministero dell’Interno. Queste precisazioni furono poi riportate anche in una nota prefettizia del 16 agosto 1927, con la quale si comunicava  che erano stati 26 i serbatoi di acqua spediti nel mese di luglio ai Galatina. 
   Intanto il Podestà,  con nota dello stesso16 agosto, al fine di evitare soste di serbatoi vuoti,  informò la Prefettura che, ogni qualvolta ci fosse stata necessità di acqua, egli ne avrebbe comunicata la richiesta al Capostazione di Galatina, il quale telegraficamente avrebbe informato la Divisione Movimento e Traffico della Stazione Ferroviaria di Lecce.
    Nessuno invio di acqua veniva fatto a richiesta della popolazione di Noha, la quale disponeva, sia pure a pagamento, dell’acqua attinta dalla “trozza”, pozzo artesiano della profondità di circa 90 metri, scavato nel 1878 per la munificenza di Gaetano e Orazio Congedo, al fine di mitigare la perenne penuria idrica, dovuta alla natura rocciosa del territorio. Sul frontale della “trozza” tuttora si legge: HAURIAR  NON  EXAURIAR (disseto senza esaurirmi).      
   La S.A. Acquedotto Leccese, avente sede in Roma, con fatture datate 5 luglio, 1 settembre e 3 ottobre 1927  chiese il pagamento degli importi di £ 52,20, £ 1.326,30 e £ 351,80, relativi all’acqua fornita rispettivamente a giugno, luglio-agosto e settembre, per un totale di £ 1.730,30.   
   La stessa S.A. con lettera raccomandata del successivo 21 ottobre 1927 lamentava il ritardo da parte del Comune nel pagamento di detto importo, aggiungendo testualmente: “…se entro tre giorni non saremo in possesso della somma di £ 1.730,30…denunzieremo il mancato pagamento al …Prefetto della Provincia, salvo ad iniziare gli atti giudiziari per il recupero n/ credito.”
   Il 25 ottobre il podestà Galluccio rispose di aver già deliberato la liquidazione della somma in questione in data 15 ottobre e che, dopo l’approvazione della delibera da parte del Prefetto, avrebbe provveduto al pagamento. Infatti il relativo mandato fu poi emesso il 29 ottobre 1927.  
   Quindi al Municipio di Galatina la fornitura di acqua potabile alla popolazione, effettuata dal giugno al settembre 1927, venne a costare la somma di £ 1730, alla quale andavano aggiunte soltanto le spese per la distribuzione a domicilio, in quanto il costo dei trasporti ferroviari doveva essere addebitato al Ministero dell’Interno, come ripetutamente affermato dal R.Prefetto nelle sopraccitate note datate 11 e 16 agosto 1927.  Invece lo stesso R.Prefetto dopo oltre un anno, con nota del 19 novembre1928, invitò il Comune a versare al Ministero delle Comunicazioni l’importo di £ 5.742,60 a saldo delle spese relative al trasporto ferroviario di acqua del 1927.
   Il successivo 23 novembre il Podestà, rispondendo a detta  nota, mise in evidenza il fatto che nel 1927 era stato reiteratamente assicurato che le spese di trasporto erano addebitate non al Comune ma a Ministero dell’Interno, e chiese al Prefetto di interporre i suoi buoni uffici affinchè il Ministero delle Comunicazioni desistesse dal richiedere il pagamento delle stesse.  
   Dopo oltre 18 mesi, cioè 16 giugno 1930, la Prefettura comunicò al Comune che il Ministero delle Comunicazioni aveva “…rinnovato vive premure per il rimborso delle spese…” ferrroviarie, e rinnovò l’invito a provvedere, “senza ulteriore dilazione”, al pagamento delle stesse. Il podestà Galluccio rispose tempestivamente confermando “la propria nota del 23 novembre 1928”.
   Dopo altri 4 mesi, cioè il 19 novembre 1930, il Prefetto informò il Podestà che il suddetto Ministero consentiva che la somma di £ 5.742,60 fosse versata in 2 rate  nel 1931 e nel 1932.
   Poichè all’inizio del 1932 nessuna delle rate era stata ancora versata dal Comune di Galatina, con nota prefettizia del 10 febbraio fu intimato al Podestà di provvedere al pagamento di £ 5.742,60 entro il 22 febbraio p.v., altrimenti sarebbe stato disposto “l’invio di un Commissario con le spese a carico di chi fosse risultato colpevole dell’inadempienza”.
   Domenico Galluccio, il 26 febbraio 1932,  pur considerando “diffida” la nota del Prefetto,  chiese un’ulteriore dilazione, evidenziando il proprio impegno “…a fronteggiare la disoccupazione, che di giorno in giorno tendeva ad aumentare, con un importo di spesa settimanale di circa £ 3.000 ”. Tuttavia il versamento in questione fu effettuato solo con 2 mesi di ritardo, come si evince dalla nota prefettizia n. 4835/27.04.1932, a cui era allegata la quietanza della R. Tesoreria Provinciale. 
     Quindi dopo oltre 4 anni arrivò finalmente a conclusione il penoso strascico relativo alle spese per la “grande sete del 1927”, il cui onere finì a carico del Comune, con una maggiorazione  del 332% rispetto a quel che era nell’ottobre 1927. Si noti che ciò avvenne durante la crisi del 1929.    
                                     
                                                                                                            Pietro Congedo