martedì 20 novembre 2012

Edilizia scolastica a Galatina: un ventennio di lungaggini burocratiche (seconda parte)

(prosegue dalla prima parte)
Il Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Puglia il 20 maggio 1931 comunicò al Comune di Galatina il consenso del Ministero dei Lavori Pubblici alla contrazione di un mutuo dell'importo di lire 750.000 per completare la costruzione del 1° Edificio Scolastico Elementare. Il podestà Domenico Galluccio fu Filippo potè, quindi, richiedere il 26 luglio successivo alla Cassa DD. e PP. detto mutuo, facendo presente che i lavori murari relativi al 1° lotto (cioè al pianoterra), già finanziati con un prestito di lire 410.000, sarebbero stati presto ultimati.
In effetti detto Ministero, con decreto del 2 aprile 1932, autorizzò un prestito di lire 720.000, che la suddetta Cassa erogò il successivo 26 luglio al tasso del 6,50%, di cui il 4% a carico dello Stato, con ammortamento in 35 annualità, pagabili in rate bimestrali con le entrate della sovrimposta su terreni e fabbricati.

La ditta Campa Luigi fu Fortunato, vincitrice della gara d'appalto delle opere murarie de1° piano dello stabile (2° lotto), per l'importo di lire 357.260 al netto del ribasso d'asta, stipulò col Comune il relativo contratto che il R.Prefetto rese esecutivo il 21.11.1932, mentre il successivo 03.01.1933 ci fu la consegna dei lavori, i quali dovevano essere ultimati entro il 03.04.1934.

Lo stesso podestà Galluccio, con delibera n. 15/24.02.1933, approvò il progetto redatto dall' ing F. Antonica per la costruzione e la tinteggiatura degli infissi in legno, per l'imbiancatura dei muri e per la fabbricazione di inferriate e cancelli. Lavori questi, che furono addirittura ripartiti in n.8 lotti (di cui 5 per i lavori in legno, 2 per quelli in ferro e 1 per le tinteggiature) al fine di venire incontro ad un maggior numero di artigiani, disoccupati a causa della crisi economica.

Nella II metà del 1933 subentrò per alcuni mesi al podestà Galluccio, in qualità di commissario prefettizio al Comune, l'avv. Felice Colona, il quale oltre a curare l'ordinaria amministrazione profuse il suo impegno in alcune iniziative che non ebbero alcun seguito. Infatti fra l'altro:

• chiese il 18.08.1933 al Provveditorato alle OO.PP. per la Puglia quali forme di finanziamento fossero previste per la costruzione di una palestra, ma nulla fece quando gli fu risposto che il Comune poteva beneficiare di un mutuo di favore, che sarebbe stato concesso in base ad un progetto debitamente approvato;

• concluse il 05.09.1933 un contratto preliminare per l'acquisto da Di Nunno Lucrezia di un giardino, denominato in catasto "Anime" (della superficie di mq. 8 000, al prezzo lire 10,20 al mq. ), in cui costruire un 2° E.S., ritenendo (non a torto) che quello in fase di ultimazione fosse insufficiente ad accogliere tutte le classi elementari, ma detto acquisto non fu mai effettuato; • dispose che la consegna dell'E.S. alle Scuole Elementari avesse luogo addirittura prima della fine dei lavori del 2° lotto, cioè il 28.10.1933, XII anniversario della marcia su Roma, e, in previsione di ciò, il precedente 10.10.1933 aveva trasmesso al R. Prefetto la delibera n.140, nella quale «...faceva voti fervidissimi acciocchè S.E. il Ministro dell'Interno volesse concedere al Comune di Galatina la facoltà e l'onore d'intitolare l'E.S. a Sandro Italico Mussolini (figlio di Arnaldo e quindi nipote del Duce, morto nel 1930 di leucemia all'età di 20 anni – n.d.r.), il cui nome era tanto caro al Duce e al popolo italiano, come simbolo luminoso della meravigliosa attività studiosa ed artistica della gioventù fascista [...] »; delibera, questa, che fu restituita al mittente "non vistata" dal Prefetto, il quale saggiamente aveva considerato inopportuna la denominazione proposta con tanta piaggeria.

Ma la consegna dell'E.S. fu regolarmente effettuata il 28.10.1933 e il direttore delle scuole elementari, Michele Montinari, pronunziò un discorso, pervaso anche questo di ridondante retorica fascista, nel quale fu fra l'altro affermato: « [...] Ogni cittadino galatinese ha ritenuto la risoluzione del problema dell'edificio scolastico ... come qualche cosa di irrangiungibile e per tanto in esso oggi vede realizzato un sogno. ...Ora detto sogno per tutti noi è realtà, perché le realizzazioni del Fascismo in Italia e nel mondo, in ogni campo, son rapide e magnifiche [...].
A Voi, signor Commissario, mille ringraziamenti per l'opera che, quale rappresentante del Comune, in nome del Re e del Duce avete compiuta (?); mille ringraziamenti soprattutto a nome del Collegio degli insegnanti di questa Città e dei 2.000 fanciulli che popolano le nostre scuole...(i quali) in questo edificio troveranno la loro casa comune, più ampia, più bella, più salubre della propria [...] . Che importa se i più sono anche poveri? Qualcosa pur si mangerà; e poi basta che tutti si sia riuniti, tutti in divisa, e marciare, e gridare, e cantare: I bimbi d'Italia son tutti Balilla! »

In ordine al discorso del Montinari, c'è da precisare che all'epoca circa 2.000 erano gli obbligati alla frequenza delle scuole primarie, ma solo il 70% di essi era iscritto alle stesse. Ciò nonostante le classi, anche se mediamente costituite da oltre 40 alunni, superavano ampiamente le 30 unità.

I lavori relativi alla costruzione del pianoterra (1° lotto) dell'E.S. furono collaudati dall'ing. Angelo Giannini, dalla cui relazione, datata 30.06.1933, emergeva l'insufficienza del 1° mutuo di lire 410.200, a suo tempo concesso dalla Cassa DD.e PP., infatti al Comune rimase da pagare: a) il saldo di lire 97.238,70 alla ditta Luigi Oronzo Martines; b) le competenze, pari a lire16.231,95, dovute all'ing. Francesco Antonica, direttore dei lavori; c) lire 15.000 dovute al progettista, ing. Terzo De Angelis.

Pertanto il podestà Domenico Galluccio il 20.12.1933 trasmise alla suddetta Cassa un mandato di pagamento di lire 128.470,65 = lire (97.238,70+16.231.95+15.000) sul successivo mutuo di lire 720.000, sicchè per la realzzazione dei lotti dal 2° al 10° fu in definitiva disponibile la somma di lire 591.589,35 = lire (720.000 – 128.470,65).

Con riferimento a quest'ultimo importo lo stesso podestà, oltre ad emettere vari mandati per pagamenti in acconto a ditte appaltatrici, potè alla fine, quando la somma disponibile era ridotta a lire 203.132, ripartire la stessa proporzionalmente alle imprese creditrici e all'ing. F. Antonica (v. delibera 221/02.10.1935), in base alla relazione di liquidazione, prodotta dal collaudatore ing. Giuseppe Santistasi in data 19.06.1935.

Tuttavia rimase insoluta la somma di lire 95.512,34, saldata poi con nuovi prestiti.

Il 1° Edificio Scolastico Elementare potè finalmente entrare in funzione all'inizio dell'anno scolastico 1935-'36, ma si dimostrò subito insufficiente ad ospitare tutte le scolaresche. Infatti si continuò ad utilizzare i locali dell'ex convento delle Clarisse, in cui colui che scrive entrò nel 1936-'37 come alunno di I classe e vi rimase sino alla promozione alla V classe, che frequentò, avendo cambiato insegnante, nel nuovo stabile nel 1940-'41. I disagi dovuti all'insufficienza di aule scolastiche si acuirono nel corso degli anni 40 del secolo scorso, perciò il 1° Consiglio Comunale del dopoguerra, in data 4 dicembre 1947, deliberò la costruzione di altre 13 aule nell'ampio cortile prospiciente l'attuale via Liguria, occupando così anche il suolo su cui doveva essere edificata la palestra coperta, secondo l'originario progetto Micheli del 1912.

Quindi a circa un quarantennio dalla prima progettazione, quello che per i galatinesi è stato ed è "l'edificio scolastico"per antonomasia, ha assunto completamente la monumentalità che gli è propria oggi, pur non avendo nè aula magna nè palestra coperta. Lo stesso nel 1981, per iniziativa del 1° Circolo Didattico, presieduto dal compianto direttore Domenico Toma, è stato intitolato a Michele Montinari con decreto del Provveditore agli Studi di Lecce n. 10731/B22/02.03.1981.

Altri edifici sono poi sorti in città, ma nessuno affascina come il " Montinari", che domina con la sua armoniosa mole la bella piazza ribattezzata "Fortunato Cesari" (v. delibera podestariale n. 151/03.11.1943), coronando ottimamente ad OVEST il quartiere centrale di Galatina, splendidamente coronato ad EST dalla Chiesa Matrice, la quale con la sua nobile e grandiosa facciata barocca domina a sua volta l'ampia piazza S. Pietro, la "piazza civica".

Nel 2009, ad un secolo da quando (1909) fu decisa l'espansione della Città a ponente dell'antico abitato, le scolaresche del 1° Circolo Didattico hanno molto opportunamente adottato l'E.S. come "Monumento Amico per recuperare la memoria storica del luogo".

Pietro Congedo

venerdì 9 novembre 2012

Edilizia scolastica a Galatina: un ventennio di lungaggini burocratiche (prima parte)



Verso la fine del 1° decennio del secolo scorso, per la mancanza di un idoneo edificio scolastico (E.S.), la situazione delle Scuole Elementari di Galatina era divenuta oltremodo insostenibile.

All'epoca le classi erano 23, quasi tutte molto numerose: per esempio, i maestri Giuseppe Attanasi e Pierina De Core nell'a.s. 1909-10 insegnavano a scolaresche di oltre 80 alunni ciascuna, mentre la maestra M. Addolorata De Core nell'a.s. 1910-11 aveva addirittura una classe di 110 alunni.

Questo avveniva soprattutto perché la cronica carenza di aule non consentiva i necessari sdoppiamenti delle scolaresche. Infatti 12 erano le classi femminili, tutte sistemate in locali dell'ex Monastero della Clarisse, mentre le 11 classi maschili erano ospitate in ambienti dell'ex Convento dei P.P. Domenicani, appartenente al Pio Istituto "P. Colonna", al quale il Comune doveva pagare l'affitto. Sia nell'uno che nell'altro caso trattavasi di locali, che, sebbene adattati ad aule, erano in pratica privi delle caratteristiche scolastiche ed igienico-sanitarie previste dalle leggi vigenti.
Era, quindi, quanto mai necessario costruire un vero edificio, che fosse sufficiente ad accogliere decorosamente l'intera popolazione scolastica interessata e consentisse la suddivisione della stessa in classi, ciascuna costituita da un numero di alunni che non superasse i limiti consigliati dalla pedagogia e/o fissati dalle norme ministeriali.
Tale stato di necessità fu preso in seria considerazione dall'Amministrazione Comunale (A.C.) eletta nel 1909 e presieduta dal Prosindaco ing. A. Vallone, la quale il 27.02.1910 chiese ed ottenne che il Consiglio Comunale (C.C.) disponesse l'assegnazione all'ing. Pasquale Micheli del "progetto dell'edificio scolastico elementare" unitamente sia alla nomina della "commissione per l'ampliamento dell'abitato", costituita da Antonio De Paolis, Pasquale Micheli e Luigi Viva, che al conferimento all'ing. Francesco Antonica dell'incarico a "redigere il piano regolatore edilizio".
Si trattava infatti del primo passo nell'importante iter amministrativo, il quale tendeva a far sorgere l'E.S. quasi a coronamento di un nuovo quartiere cittadino da relizzare ad ovest di piazza Alighieri, che intanto era stata resa contigua a piazza S. Pietro.
L'area scelta per erigervi l'E.S. era di circa mq. 8.800 e costituita di 3 appezzamenti appartenenti a 3 diversi proprietari. La metà di essa sarebbe stata occupata da un cortile centrale.
Il progetto redatto dall'ing. Micheli, datato 06 dicembre 1912, fu approvato dal C.C. sei giorni dopo.

Nella relazione ad esso allegata si leggeva fra l'altro:
" [...] Il fabbricato è costituito di due sole file di ambienti, ottenendo così illuminazione ed areazione diretta. E' diviso nel senso verticale per le classi maschili e femminili e ciascuno scompartimento ha classi al pianterreno ed al piano superiore.
Vi sono 24 aule scolastiche, 12 per maschi e 12 per femmine, oltre la palestra scolastica e gli accessori, come: 2 sale d'aspetto e riunione, stanze per la Direzione, per gli archivi, 2 per gli insegnanti, 2 per biblioteche, 2 per musei, 2 per disegno, 1 per lavori manuali e donneschi, 2 per alunni indisposti [...].
Le aule sono state calcolate in modo che ad ogni alunno corrisponda più di un mq. di pavimento e più di 5 mc. di ambiente, soddisfacendo così a quanto richiesto dai più esigenti igienisti.
I vestiboli hanno una larghezza costante di metri tre. I pavimenti di tutti i locali sono stati progettati in liticemento, in maniera da ottenere una superficie continua da potersi lavare con facilità [...]. Le latrine sono state collocate agli estremi della fabbrica...con aria e luce diretta, per modo da garantire contro moleste esalazioni [...]. La palestra è posta nella parte centrale del lato ovest, la superficie coperta è di mq. 379,20 e vi si accede tanto dalle scuole maschili che femminili con passaggi pure coperti.
La spesa presunta per la costruzione dell'intero edificio è di lire 355.000 [...]. Per le espropriazioni ed i lavori occorrono cinque anni [...]. "
Quanto sopra descritto era possibile constatarlo visivamente nella planimetria e negli altri grafici del progetto, del quale sorprende la modernità e soprattutto la sovrabbondanza di locali accessori (cioè diversi dalle aule scolastiche), di cui si finirà purtroppo col realizzare soltanto la direzione e la segreteria, sacrificando perfino la palestra coperta.
Le spese per costruzione dello stabile sarebbero state affrontate con mutui da richiedere alla Cassa Depositi e Prestiti, per i quali lo Stato si sarebbe assunto in parte l'onere degli interessi.
Non era esagerato affermare che occorrevano 5 anni "per le espropriazioni ed i lavori", poiché si trattava di acquisire, con dichiarazioni di pubblica utilità, i suoli (insieme alle costruzioni insistenti su di essi) per realizzarvi oltre all'E.S. l'asse del nuovo quartiere, consistente nell'intero percorso da piazza S. Pietro all'erigendo stabile, cioè nel tragitto attualmente costituito da: piazza D. Alighieri (lato sud), corso Principe di Piemonte, piazza F. Cesari e strade contigue.
Nel 1914 all'Amministrazione del Prosindaco Antonio Vallone subentrò quella presieduta dal fratello, dott. Vito Vallone, la quale il 14 gennaio 1916 decise la richiesta alla Cassa DD.e PP. di un mutuo di lire 355.000. Il progetto Micheli fu approvato dal R. Prefetto con decreto dell'11 luglio 1916, ma, essendo in corso la prima guerra mondiale, fu impossibile ottenere dal Ministero dei Lavori Pubblici l'autorizzazione a contrarre il sopraccitato mutuo.
L'iter amministrativo della stessa pratica fu ripreso ex novo nel 1920, quando il C.C., a causa del notevole rincaro subito da materiali, trasporti e manodopera, fu costretto a portare il costo previsto per l'intera costruzione da 355.000 a 1.795.000 lire e a richiedere alla Cassa D.D. e P.P. un mutuo di lire 1.795.000 (v. delibere datate 11 e 19 febbraio 1920).
Il 27 ottobre 1920 s'insediò una nuova Amministrazione, presieduta dallo stesso dott.Vito Vallone, la quale dovette fare i conti con le sempre più frequenti proteste dei genitori degli alunni, che giustamente deploravano l'insegnamento effettuato a giorni alterni, in quanto il numero delle classi era molto aumentato, mentre le aule disponibili erano sempre 23.
Pertanto l'A.C. decise di presentare ai competenti Organi Superiori un progetto stralcio, riguardante soltanto il pianoterra dell'E.S., per la costruzione del quale fu richiesto alla Cassa DD.e PP. un mutuo di lire 1.350.000. Ciò avveniva nel 1922, anno in cui s'insediò il Governo Fascista, che con R.D. 287/23.02.1923 dispose che competente a vagliare gli atti relativi ai mutui per edifici scolastici era il Ministero della Pubblica Istruzione. Quest'ultimo con nota del 24 luglio 1923 restituì al Comune il progetto dell'E.S. con numerosi rilievi, tra cui: • la necessità di ridurre il progettato edificio a proporzioni più modeste, soprassedendo anche alla costruzione della palestra coperta; • privilegiare la costruzione di aule, riducendo da 4 a 2 gli ambienti destinati a museo e biblioteca; • diminuire in grandezza le sale d'aspetto, le sale per gli insegnanti ed i locali per gli alunni indisposti e le visite mediche. Lo stesso Ministero dispose che l'A.C. doveva "produrre il progetto modificato e corredato dei pareri del Medico Provinciale e del Genio Civile, e di un nuovo preventivo di spesa relativo ai lavori da eseguire", alle risultanze del quale andavano uniformate le richieste di mutuo, tenendo presente che presso la Cassa DD.e PP. era già in corso la concessione di un prestito di lire 410.200, relativo a precedente richiesta.
Il progetto modificato, che importava la spesa di lire 1.520.000, fu approvato il 06.02.1924 da Pietro Zanframundo (commissario prefettizio subentrato al sindaco V. Vallone) e trasmesso al Ministero della P.I., che lo restituì al Comune con nuovi rilievi, avverso i quali l'ing. Ruggero Congedo (incaricato da Giuseppe Festa, nuovo commissario prefettizio) produsse un foglio di controdeduzioni, in cui erano messe in evidenza la contraddizione e l'infondatezza delle osservazioni minsteriali.
In data 08.08.1925 il commissario G. Festa approvò e trasmise ai competenti Superiori Uffici il progetto in questione, insieme a tutti gli atti e al foglio di controdeduzioni, ribadendo con forza che "la costruzione dell'edificio era di vitale interesse per la popolazione, in quanto continuava ad essere irregolare il funzionamento delle scuole", nonostante alle 23 aule del passato fossero state aggiunte altre, ricavate in appartamenti privati presi in affitto.
Tuttavia non mancarono ulteriori rilievi, da parte del Ministero della P.I.. Pertanto l'ing. Francesco Antonica (incaricato da Giacomo Palmisani, nuovo commissario prefettizio) effettuò una nuova variante del progetto dell'E.S., con la quale il costo della costruzione fu ribassato a lire 1.200.000. Così il commissario Palmisani, in data 4 giugno 1926, potè deliberare l'approvazione del progetto modificato, la richiesta alla Cassa DD.e PP. di un mutuo di lire 1.200.000, comprensivo del prestito di lire 410.200 (la cui concessione rimaneva in corso), e l'impegno a destinare in perpetuo l'edificio ad esclusivo uso scolastico, come richiesto dal Ministero.
Ma il successivo 30 novembre 1927 il Provveditore alle Opere Pubbliche di Puglia comunicò a Domenico Galluccio (podestà di Galatina, subentrato al commissario Palmisani) di non poter approvare il progetto dell'E.S. con tutte le varianti, relative ai costi dell'opera, apportate dal Comune nel corso degli anni. Tuttavia lo stesso spontaneamente si offrì a far eseguire dall'ing. Terzo De Angelis, funzionario del Provveditorato, tutte le modifiche del progetto in questione, richieste dalle leggi vigenti.
Il podestà Galluccio, considerato che "la Città da quasi un ventennio, sperduta nelle lungaggini di una pratica burocratica, non riusciva a realizzare la costruzione dell'E.S.", di buon grado, con delibera del 10 dicembre 1927, autorizzò quanto era stato proposto dal suddetto Provveditore.
Il successivo 5 dicembre 1928 egli potè approvare il progetto redatto dall'ing. De Angelis e già munito del benestare rilasciato dal Comitato Tecnico del medesimo Provveditorato alle OO. PP. il 29 settembre u.s., nel quale si prevedeva per l'opera il costo complessivo di lire 1.170.000, ivi compresa la più volte citata somma di lire 410.200, sufficiente a coprire i costi della costruzione del pianoterra dello stabile.
Lo stesso ing. Terzo De Angelis stralciò dal progetto generale quello relativo a detto pianoterra, il quale fu approvato con delibera n.4/20 gennaio 1929 dal podestà Galluccio. Questi provvide poi all'espropriazione del suolo edificatorio e alla contrazione del mutuo di lire 410.200 da restituire in 50 anni, la quale fu conclusa al tasso del 6,25 % , di cui il 4 % a carico dello Stato (v. decreto del Ministero dei LL.PP./ 15 maggio 1929).
La gara per l'appalto dei lavori relativi alle opere murarie di detto pianoterra dell'E.S., per l'importo lordo di lire 392.101, fu vinta dalla Ditta Martines Oronzo Luigi, col ribasso d'asta del 2,50 % (v. contratto del 2 dicembre 1929, reso esecutivo dal R.Prefetto il successivo 9 dicembre). Purtroppo, a causa di una eccessiva piovosità invernale la consegna dei lavori fu effettuata dal Podestà e dal direttore degli stessi, ing. F. Antonica, il 2 aprile 1930.
Detti lavori furono effettivamente completati soltato il 25 settembre 1931, a causa dei ritardi dovuti all'esecuzione di opere non previste, tra cui la messa in sicurezza delle fondamenta, resa necessaria dal suolo argilloso, e il sopraggiungere di un altro inverno molto piovoso.
Intanto il piazzale antistante l'E.S. veniva denominato "piazza Principessa di Piemonte", e la strada che portava a piazza Alighieri "corso Principe di Piemonte". Cosi Galatina intese onorare il matrimonio del principe Umberto di Savoia con Maria Josè del Belgio, avvenuto 1930.
(prosegue con la seconda parte)

Pietro Congedo