A Galatina fino al 1800, per quanto riguarda l’istituzione di scuole pubbliche , ci furono soltanto occasioni mancate, infatti:
- dal XVI al XVIII secolo non fu
presente in Città nessun Ordine Religioso che avesse la vocazione per
l’insegnamento al popolo;
- fra il ‘500 e il ‘600 non si
ebbero scuole parrocchiali, la cui istituzione era richiesta dalla Chiesa di
Roma per contrastare le iniziative culturali delle Chiese Protestanti;
- negli ultimi anni del XVIII
secolo nessuno dei sei Ordini Religiosi ( Frati Minori, Domenicani, Olivetani, Cappuccini,
Carmelitani e Clarisse ) presenti in
Città ottemperò alle ordinanze del 17 e del 24 aprile 1789, con le quali il
governo di Ferdinando IV di Borbone aveva prescritto l’obbligo per ogni Casa
Religiosa di aprire Scuole Normali o in alternativa versare il 10% delle
proprie rendite alla cosiddetta Azienda dell’Educazione;
-
la volontà di destinare i propri averi all’erezione di un Istituto
gestito dai Padri delle Scuole Pie, espressa dal canonico Ottavio Scalfo in un
testamento del 1753, non trovò il favore di re Ferdinando IV di Borbone, il
quale tramite la Regia Camera
di S. Chiara nel 1776 impose, invece, l’istituzione di un Conservatorio
femminile, che lo stesso testatore aveva indicata in linea subordinata.
Finalmente,
con atto notarile del 3 marzo 1801, Orazio Congedo senior destinò la rendita
complessiva annua di due capitali-censi, ammontante a ducati 213,75, alla
fondazione di due scuole: una “di
primella e primaseconda” (ovvero “del leggere e dello scrivere”) e l’altra “di umanità”.
Questo benefattore morì nel 1804, ma la suddetta rendita forse a causa di liti
e contestazioni fu disponibile solo nel 1830.
Non si ha notizia di una
eventuale istituzione, sia pure temporanea, di scuole avvenuta a Galatina sia durante il decennale regno dei Re
Napoleonidi ( 1806 – 1816 ), sia dopo la Restaurazione ,
cioè quando l’Ispettorato Generale delle Scuole,
creato dal Governo borbonico nel 1816, aveva disposto l’istituzione di una
scuola normale maschile in ogni parrocchia con maestri preti, ispettore il
parroco.
Però nel 1820 lo
stesso Governo borbonico assegnò a Galatina per l’istituzione di tre Scuole
secondarie i beni degli ex conventi di Andrano, Marittima e Poggiardo, che
erano appartenuti alla ex Università
degli Studi di Castro, fondata nel 1796 dall’ultimo vescovo di quella Diocesi,
mons. Francesco Antonio Duca, e soppressa qualche anno dopo per mancanza di
docenti e perché scarsamente frequentata. I motivi di tale decisione
governativa forse vanno ricercati nel fatto che la suddetta Università era
fallita soprattutto perché ubicata in località scarsamente popolata ed
estremamente decentrata, mentre Galatina era al centro del Sud Salento e
demograficamente rilevante. Tuttavia non sono da escludere pressanti richieste
degli Amministratori galatinesi dell’epoca. Comunque la sovrana volontà non
trovò immediata attuazione per le proteste dello Arcivescovo di Otranto, dei
Vescovi di Ugento e Gallipoli, e delle comunità di Andrano, Marittima e Poggiardo.
Ma il trasferimento a Galatina della proprietà dei suddetti beni fu ribadito il
23 giugno 1823 dal Ministero degli Affari Ecclesiastici e definitivamente
confermato con risoluzione sovrana del 2
febbraio 1833. Pertanto il 12 luglio 1834 il dott. Francesco Perchia,
amministratore dell’Azienda delle Scuole di Castro, consegnò alla Commissione
Amministrativa delle Scuole di Galatina (costituita dal sindaco Diego Mongiò,
dai deputati Giuseppe Papadia e Giacinto Leuzzi,e dall’invigilatore Orazio
Congedo junior ) i beni dei tre conventi soppressi e il saldo attivo
di ducati 2.880,70 in
titoli di Rendita del Debito Pubblico, custoditi presso l’Intendenza di Lecce.
Le “Scuole secondarie” da
istituire a Galatina erano tre, e precisamente di “lingua latina inferiore”, di
“lingua latina superiore e retorica” e di ”matematica elementare e aritmetica”.
Esse integravano bene le due “scuole primarie” volute da Orazio Congedo senior.
L’apertura delle scuole avvenne
nel 1836 a
cura della suddetta Commissione, la quale doveva amministrare il patrimonio,
fornire i locali scolastici e le dotazioni tecniche, occuparsi della disciplina
degli alunni e degli esami, curare i rapporti con i docenti e la loro
assunzione, che le norme vigenti subordinavano al parere dell’Ordinario
diocesano.
Di fronte ad una gestione delle
scuole cosi complessa e gravosa, già nel 1839 l’Amministrazione Comunale fu
indotta ad intavolare trattative con i Padri delle Scuole Pie, i quali
presentarono un loro progetto. Ma il Comune di Galatina non fu in grado di
accettarlo, poiché, mentre avrebbe
potuto assicurare ai Padri la necessaria rendita annua, non era invece in grado
di fornire loro abitazione e locali scolastici con annessa Chiesa pubblica, come
essi richiedevano.
Intanto, nonostante l’impegno
della Commissione, col passar degli anni le scuole galatinesi “per mancanza di
maestri, di cure e di metodo” entrarono in una profonda crisi, che oltre ad
essere pienamente avvertita dall’utenza, fu denunciata dall’ Arcivescovo di
Otranto, mons. Grande, in un memoriale del 1847, e dal R. Giudice Vincenzo
Calcaterra nel 1849 in
una lettera riservata inviata all’Intendente di Terra d’Otranto.
Pertanto nel 1849 il Decurionato
galatinese autorizzò il sindaco Domenico Galluccio ad “umiliar supplica per
mezzo del sig. Intendente a sua Maestà” al fine di ottenere la presenza in
Galatina dei Padri Barnabiti o di quelli delle Scuole Pie, ai quali affidare la
direzione dell’istituzione scolastica. Analoga richiesta fu presentata nel l850
dalla Commissione Amministrativa delle Scuole alla Provincia di Terra
d’Otranto.
Con i buoni uffici
dell’Intendente Sozy Carafa gli Scolopi accettarono di venire a Galatina, purché
si assicurasse loro una rendita di almeno 1500 ducati e la permanenza nell’ex
convento dei Padri Domenicani, da questi abbandonato nel 1807, durante la
tempesta napoleonica, e diventato, dopo la restaurazione borbonica (1816),
proprietà delle Suore di clausura del Monastero di S. Gregorio Armeno di
Napoli, le quali a loro volta lo avevano ceduto in enfiteusi a Domenico Colaci
e Vincenzo Castrioto.
Dopo aver ottenuto l’assenso
reale (26 agosto 1853) ed aver adeguatamente compensato i predetti enfiteuti,
il Comune di Galatina, rappresentato dal can. Domenico Zamboi, fu in grado di
stipulare (25 ottobre 1853) con il delegato degli Scolopi, P. Pompeo Vita, e
con la badessa del Monastero di S. Gregorio Armeno, donna Teresa Brancaccio, il
contratto per l’istituzione nel suddetto stabile delle Scuole Pie.
Sotto la direzione di P. Annibale
Moschettini, originario di Martano, dette Scuole con l’annesso Convitto furono
aperte al pubblico nel 1854 ed ebbero in breve un tale successo che l’Istituto,
in data 1 marzo 1859, fu insignito dell’appellativo di “Reale Collegio”. Infatti
il numero complessivo degli alunni, che in passato raramente aveva superato le
30 unità, fu in costante aumento, perché le famiglie apprezzavano la continuità
direttiva e ancor più quella didattica, assicurata dalla presenza di un
efficiente corpo insegnante, costituito tutto da religiosi.
Nel 1860 nell’Istituto c’erano 13
docenti e gli alunni, già in numero di 180 (di cui 55 convittori), erano
suddivisi in sei “scuole” (o classi), e precisamente: tre di grammatica, una di
lettere umanistiche, una di retorica e una di diritto, morale, fisica,
filosofia e matematica.
Accanto alla notevole competenza
didattico- educativa, P. Moschettini ed i suoi collaboratori dimostrarono anche
capacità amministrativa, nonostante l’esazione delle rendite fosse
particolarmente difficoltosa a causa dell’eccessiva frammentazione dei beni,
peraltro ubicati in località abbastanza lontane da Galatina. Inoltre tra il
1854 e il 1862, quando vennero alla luce omissioni ed errori di calcolo,
commessi a danno delle Scuole nel 1834 dall’amministratore dell’Azienda delle
Scuole di Castro, gli Scolopi si appellarono all’Intendente Sozy Carafa e riuscirono
a recuperare 2.000 ducati.
Gli Scolopi, dopo la proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo
1861),continuarono a dirigere le Scuole e il Convitto di Galatina, in quanto la
loro Congregazione non era stata soppressa dal R. D. 13 ottobre 1861, perché
dedita all’educazione della gioventù. Essi, però, nell’insegnamento dovettero “conformarsi”
ai decreti, con cui il Governo sabaudo estendeva all’ex Regno delle Due Sicilie regolamenti e
programmi già in vigore nel Regno di Sardegna. Pertanto le Scuole secondarie di
Galatina proprio dagli Scolopi furono trasformate in Ginnasio, il quale già
allora era articolato in un corso inferiore di tre anni ed in uno superiore di
due.
Nel 1864 un dispaccio
ministeriale indirizzato al Comune di Galatina disponeva che gli Scolopi
nell’arco di un mese dovessero “modellare” le loro scuole ai regolamenti in
vigore, altrimenti sarebbero state “irrimediabilmente chiuse”. In risposta, il
Consiglio Comunale adottò il 26 novembre una deliberazione, nelle cui premesse,
fra l’altro, è detto testualmente: “…la condotta pubblica dei Padri è stata
sempre informata ai principi di libertà, sempre sono stati amici dell’attuale
ordine di cose e zelanti nell’osservanza della legge, il che è dimostrato dal
programma scolastico in tutto uniforme ai regolamenti in vigore, ed adottato
fin dal 1861…”.
Quando fu emanato il R.D. 7
luglio 1866, che sopprimeva tutte le Congregazioni religiose, gli Scolopi
avevano da circa un mese restituito la gestione dei beni patrimoniali delle
Scuole al Comune di Galatina, il quale dal canto suo si era impegnato a versare
ai Padri trimestralmente, finchè “ avessero adempiuto all’obbligo
dell’insegnamento”, le somme da esigere al netto di tasse e spese.
Il 5
settembre 1866 il Consiglio Comunale di Galatina, considerato che gli Scolopi
potevano essere assunti come insegnanti, nonostante la soppressione del loro
Ordine, nominò i Padri: Sebastiano Serrao direttore- rettore e professore per
la quinta ginnasiale, Cataldo Leone professore
per la prima classe, Paolo Carone per la seconda, Raffaele Iannaccone per la
terza, Lorenzo De Quarto per matematica elementare, Giuseppe De Pace e Gian
Gaetano Carriero per le scuole elementari.
La direzione di P. Serrao, che
durò fino al 1870 ( anno della sua morte), fu molto apprezzata dagli
Amministratori Comunali, dagli alunni e dalle loro famiglie. Pertanto il 21 aprile 1868 il Consiglio Comunale, con
voto unanime, dichiarò lo stesso
Padre “benemerito cittadino di
Galatina”.
Intanto, dopo la soppressione
degli Ordini Religiosi, al Ginnasio –Convitto di Galatina erano stati devoluti dal
Fondo per il Culto l’ex Convento dei Domenicani e l’annesso giardino.
Ma l’attività delle Scuole, dopo
la scomparsa di P. Sebastiano Serrao, fu caratterizzata da una crisi che
sembrava inarrestabile ed era dovuta a
vari fattori, tra cui i seguenti:
- l’amministrazione delle scuole e
del loro patrimonio, essendo esercitata direttamente dal Consiglio Comunale,
era purtroppo condizionata da frequenti tensioni politiche;
- le rendite patrimoniali
andavano subendo un progressivo impoverimento per il costante degrado degli
immobili, che causava la riduzione degli importi dei canoni di affitto; a
ciò si univano le difficoltà logistiche che
condizionavano e talvolta impedivano la riscossione dei canoni stessi e dei
censi;
- era molto difficile reperire
personale direttivo e docente, poiché coloro che ne avevano titolo preferivano
i ginnasi governativi, per avere assicurato il diritto alla pensione;
- la popolazione scolastica e il
numero dei convittori andavano sempre più riducendosi a causa della mancanza di
continuità direzionale e didattica: dal
1870 al 1883 ci furono ben otto direttori- rettori e frequentissimi cambiamenti di docenti,
perciò nel 1876 il numero medio di alunni per classe, che nel 1860 era di circa
30 unità, scese a sole 5 unità , mentre il Convitto rimase chiuso negli anni
scolastici 1876-77 e 1877-78.
Per uscire da una situazione tanto precaria il
Consiglio Comunale provvide:
- alla riapertura nell’a.s.
1878-79 del Convitto, senza il quale “le Scuole ginnasiali si dovevano ritenere
morte e sepolte”(tesi di Giustiniano Gorgoni, assessore alla P.I.);
- al pareggiamento delle scuole (1881),
al fine di evitare che gli alunni dovessero sostenere ogni anno gli esami
presso istituti governativi o pareggiati e per avere l’aiuto delle Autorità
Scolastiche Superiori nella difficile ricerca di insegnanti forniti di titolo;
- a deliberare (3 aprile 1879) la
vendita all’asta di tutti gli immobili posseduti in 7 paesi del Capo di Leuca,
dai quali ormai si ricavavano appena 6000 lire annue, invece, alienandoli e
investendo quanto riscosso in Rendita del Debito Pubblico, si sarebbero potute ottenere
più di 16000;
- a disporre (14 maggio 1882) la
vendita a rate di una parte del giardino confinante col fabbricato del Collegio,
ripartita in 15 zone di suolo edificatorio.
Dopo la morte del
direttore-rettore Luigi Raggio, avvenuta
all’inizio dell’anno scolastico 1883-84 gli Amministratori Comunali, su
segnalazione del Provveditore agli studi, assunsero (15 dicembre 1883) per un quinquennio il sacerdote Carlo Tarentini
da Cocumola, ritenuto “uomo di larga cultura e capace di rialzare le sorti” del
Ginnasio-Convitto galatinese.
Nel 1883-84 gli alunni del
Ginnasio erano 55 e di essi 16 erano in Convitto.
Al termine
dell’a.s. 1887-88 l’Amministrazione Comunale, valutando positivamente
l’attività di Carlo Tarentini, confermò lo stesso nella direzione del
Ginnasio-Convitto e delle Scuole Elementari maschili e femminili per il
quinquennio 1888-89/1892-93. La continuità direzionale così assicurata
contribuì all’ aumento degli alunni, che
nel 1889-90 erano 108, di cui 38 convittori.
L’opera del Tarentini era molto
apprezzata dalla maggioranza consiliare e dal sindaco Michele Mezio, che il 10
luglio 1893 ne propose la conferma per
un terzo quinquennio. Tale proposta fu, però, duramente avversata dai consiglieri
comunali di opposizione, e particolarmente da Antonio Vallone, il quale trovava
inopportuno l’esonero dall’insegnamento di cui godeva il Tarentini e sosteneva
che, incaricando della direzione un docente con l’assegno suppletivo di lire
500 annue, si potevano risparmiare 2200 lire, cioè lo stipendio annuale pagato
al direttore. Dopo una lunga e vivace discussione, Carlo Tarentini fu
confermato nella direzione dell’Istituto, con voto a maggioranza , per il
triennio 1893-94/1895-96.
Intanto, anche per motivi
fiscali, si andava diffondendo fra gli Amministratori comunali la convinzione che era opportuno dare al
Ginnasio-Convitto un’amministrazione autonoma, trasformandolo in Opera Pia. A
tal fine il C.C. il 2 maggio 1896, dopo aver deliberato la richiesta al Prefetto di poter affidare,
secondo le norme vigenti, l’amministrazione dell’Istituto ad una Commissione
Speciale di nomina consiliare, approvò lo Statuto Organico del nuovo Ente
Autonomo di Beneficenza, la cui validità
era ovviamente subordinata all’approvazione del Governo.
Il 23 luglio 1896 fu nominato
direttore del Ginnasio e delle Scuole Elementari, nonché rettore del Convitto,
il sacerdote Rocco Catterina da Molina (Trento), al quale unitamente alla
direzione non fu assegnata alcuna cattedra, mentre gli venne assicurato lo
stipendio annuo di lire 1400, oltre vitto e alloggio.
Durante la discussione del
bilancio per il 1897 il sindaco Mario Micheli (in carica dal 1895) fece
presente che l’Amministrazione da lui presieduta ( della quale faceva parte
Antonio Vallone) si era proposti due obiettivi, e cioè: che le scuole non
fossero di peso al Comune e che il Convitto potesse bastare a se stesso. Il
primo era stato raggiunto nel 1896, perché la vendita rateale degli immobili e
l’investimento del ricavato in titoli di Rendita Pubblica, decisi 17 anni
prima, avevano molto migliorato le
condizioni finanziarie dell’Istituto; il secondo invece, affermava il sindaco,
sarebbe stato perseguito nel 1898, perché il numero dei convittori (52 nel
1896) era in costante aumento.
Con R.D. decreto 3 marzo
1898 il Ginnasio-Convitto “Galatino” fu
dichiarato I.P.A.B. ( Istituto Pubblico
di Assistenza e Beneficenza), mentre lo Statuto Organico dello stesso, dopo
modifiche e aggiunte apportate dal C.C. su richiesta del Ministero della P.I.,
fu approvato con il R.D. 27 aprile 1899. Quest’ultimo era costituito di 13
articoli, nei quali erano, fra l’altro, regolati:
- l’obbligo dell’Istituto di
osservare sia le leggi riguardanti le I.
P. A. B. , che le norme relative alla Pubblica Istruzione, nonché quello di tenere
gratuitamente in Convitto due alunni bisognosi
e di esonerare dalle tasse scolastiche gli studenti poveri;
- le prerogative e gli obblighi
della Commissione amministrativa, costituita da un presidente e da quattro
membri eletti dal C.C., i quali gestivano autonomamente le rendite patrimoniali
delle Scuole e gli eventuali sussidi del Comune e della Provincia;
- i criteri da seguire per
l’assunzione del personale previsto dalla pianta organica e per l’adozione di
provvedimenti atti a migliorare le condizioni generali dell’Istituto.
Intanto, nel settembre 1898, il
C.C., considerato lo “stato fiorente del Ginnasio” (120 alunni, di cui 60
convittori), con l’autorizzazione dell’Autorità Scolastica Provinciale, istituì
con funzionamento graduale un corso liceale, che fu completo nel 1900-01. Detta
istituzione era stata proposta e tenacemente sostenuta da Antonio Vallone,
assessore alla P.I., che poi per alcuni anni vi insegnò gratuitamente Fisica. La Commissione
Amministrativa (C.A.), prevista dal suddetto Statuto
Organico, fu eletta dal C.C. il 7 agosto 1899 nelle persone di Vito Vallone
(presidente), Alessandro Bardoscia fu Giovanni, Luigi Palma, Emilio Galluccio e
Antonio De Paolis. In detta delibera
compare per la prima volta la denominazione “Pio Istituto Pietro Colonna detto
il Galatino”, che poi sarà sempre usata nella forma ridotta “Pio Istituto P. Colonna”.
Ne derivò che la Scuola
fu denominata “Liceo-Ginnasio P. Colonna”, sostituendo definitivamente il
titolo “Ginnasio-Convitto Galatino” attribuitole nel 1873 (v. art. 1 del
“Regolamento interno” datato 5 novembre 1873).
Fra i primi provvedimenti
adottati dalla C.A. vale la pena ricordare i seguenti:
- la nomina a vice-censore (figura professionale non presente in
passato) conferita il 27 settembre 1899 a Ippolito De Maria;
- il rinnovo ( 4 agosto 1900) per
un sessennio dell’incarico di direttore-rettore a Rocco Catterina, il quale
aveva operato tanto bene che il numero degli alunni delle classi ginnasiali in
quattro anni era passato da 90
a 136 unità.
Con il D.M. 8 maggio 1901 il
corso liceale ottenne il pareggiamento.
Dopo poco più di un anno e mezzo,
la C.A. ,
ritenendo opportuno non disattendere le aspettative della cittadinanza,
orientate per la conversione in governativo (allora detta “regificazione”) del Liceo-Ginnasio, deliberò (2 gennaio 1903) la richiesta alla Amministrazione Comunale di
avviare le pratiche relative, obbligandosi a corrispondere al Comune il
prodotto delle rendite patrimoniali. Il C.C. fece la sua parte, ma al momento
la cosa non ebbe alcun seguito, perché dal punto di vista legislativo la
situazione non era ancora del tutto chiara. Infatti non era ancora stata emanata
la Legge 16
luglio 1904, per effetto della quale detta regificazione sarebbe stata possibile
previo pagamento di un canone annuo.
Il 25 febbraio 1907 la
C.A. e il C. C., considerato che la pratica impostata nel
1903 conservava tutto il suo valore, confermarono l’istanza al Ministero della
P.I. per la conversione in governativo dell’Istituto, nella speranza di
ottenere le agevolazioni previste da una legge che era in discussione in
Parlamento e che, una volta approvata (come di fatto avvenne il 3 marzo 1907)
avrebbe previsto che la regificazione si sarebbe potuta ottenere versando un
canone ridotto, purché l’Ente richiedente avesse presentato domanda entro il 30
giugno 1906.
Il successivo 13 maggio tutto il
corpo docente, compreso il direttore Rocco Catterina, con una lettera aperta sollecitò il Consiglio Comunale a impegnarsi
fattivamente per la regificazione ”conditio sine qua non” per portare
l’Istituto “agli alti destini cui era chiamato”. Essa, infatti, secondo i docenti, migliorando le condizioni
materiali e morali di tutto il personale, avrebbe migliorato la Scuola. Inoltre avrebbe, fra l’altro,
portato ad un naturale incremento della popolazione scolastica soprattutto con
alunni provenienti da altri paesi e, quindi, recando beneficio all’economia
galatinese. Gli stessi insegnanti, con nota del 14 maggio 1907, chiesero al
presidente dell’Opera Pia, Vito Vallone, di fare subito domanda al Governo per
chiedere l’intervento della Commissione ministeriale che doveva ispezionare
l’Istituto ai fini della regificazione.
Ne seguì uno scambio di lettere
tra il Comune e la C.A.
dell’Opera Pia, al fine di stabilire
quale dei due Enti dovesse richiedere la Commissione
Ispettrice. Alla fine di maggio, chiarito l’equivoco, il
sindaco Emilio Galluccio chiese al presidente della C.A. le copie delle
delibere di nomina o di conferma di tutti i professori, da inviare al Ministero
della P.I. per ottenere l’ispezione.
Secondo la tabella allegata alla
legge 3 marzo 1907, il canone da corrispondere annualmente allo Stato per
ottenere la regificazione del Liceo- Ginnasio di Galatina ammontava a lire 36.737,25. Per raggiungere tale importo si resero necessari:
-
la cessione all’Erario del reddito delle tasse scolastiche, determinato
in lire.. .………….16.615,00
- la garanzia offerta dal Pio Istituto P.
Colonna, mediante cessione di titoli di Stato, che
annualmente fruttavano lire………………………………………………………………..12.210,00
- l’impegno del Comune a conferire
all’Esattore la delega a detrarre annualmente, per 10 anni,
dalle sovrimposte comunali la somma di
lire………………………………………………..7.912,25
Così fu finalmente possibile ottenere l'emanazione del R.D. n. 470 del 30 settembre 1807, il cui art.1 sanciva testualmente:
“ Il Liceo ginnasiale “P.
Colonna” di Galatina è convertito a tutti gli effetti di legge in governativo
dal 1° ottobre 1907” .
L’art. 2 del suddetto decreto,
oltre a sancire che si doveva versare annualmente all’Erario dello Stato la
somma di lire 20122,25 = lire(12210,00 + 7912,25) per le spese concernenti il
personale direttivo, insegnante e di servizio del detto Liceo ginnasiale, imponeva
all’Ente Morale P. Colonna di garantire un introito annuo di lire 16.615,00 per
tasse scolastiche e di provvedere ai locali, al materiale scolastico e
scientifico e a quanto altro occorresse per il buon andamento dell’Istituto.
Il 2 novembre 1907 il Sindaco
trasmise al Pio Istituto P.Colonna la
nota con la quale il Provveditore agli Studi, d’intesa con il Ministero della
P.I., comunicava che i seguenti professori potevano “essere assunti in servizio
governativo”:
- il prof. Rocco Catterina poteva
essere confermato Preside effettivo senza insegnamento;
- i professori. De Lorenzo, Duma,
Chiriatti , Candido, Panico, Tondi, Papadia, Monastero, Luceri, De Franchis e
Cesari erano assunti in servizio come straordinari e sarebbero passati ordinari
dopo tre anni di esperimento, seguito da ispezione.
Tuttavia, in attesa di ulteriori disposizioni
ministeriali, non si potè procedere alle nomine regolari dei soprindicati
docenti, che perciò conservarono gli incarichi avuti nell’anno scolastico
1906-07. Inoltre, poiché il Ministero sarebbe stato in grado di erogare gli emolumenti
mensili al personale solo dopo la
registrazione da parte della R. Corte dei Conti del R.D. n. 470, il Pio
Istituto continuò a pagare gli stipendi. Quindi, tra ritardi e contrattempi, il
Liceo- Ginnasio di Galatina, a partire dall’a.s. 1907-08, si avviò a divenire
un’invidiabile realtà dell’istruzione pubblica nel Salento.
Il Pio Istituto Colonna e il
Comune di Galatina furono dispensati dal pagamento all’Erario del canone di
regificazione dopo 24 anni, cioè con R.D. 14
settembre 1931. Ma l’Amministrazione Comunale continuò a pretendere dal
Pio Istituto P. Colonna la fornitura alle Scuole di locali, suppellettili,
registri scolastici, materiale di cancelleria, ecc., anche in presenza di norme
che ponevano le spese di simili prestazioni a carico dei Comuni.
La fornitura di registri scolastici al
Liceo-Ginnasio non fu più effettuata a partire dal 1958, per decisione della
C.A. presieduta dal prof. Carlo Stasi, ma il Pio Istituto continuò a fornire i locali. Soltanto il 22
maggio 1967 tra il prof. Paolo Congedo, presidente pro tempore della C.
A., e il dott. Cesare Brandi,
commissario prefettizio al Comune di Galatina, ci fu una transazione con la
quale fu stabilito che l’Amministrazione Comunale, a partire dall’anno
scolastico 1962- 63, doveva pagare un canone d’affitto per i locali occupati
dal Liceo Ginnasio.
Pietro Congedo